Ciao, sono Emilio De Risi e questa è 21 Grammi di Turismo.
Racconto il mondo del turismo tra economia, etica, società e innovazione.
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Vengo da più giorni di lezione e sono un po’ stanco, così oggi ti racconto una sola storia in modo più articolato.
TASSARE O NON TASSARE
Anche la Norvegia adotterà una tassa sul turismo. La settimana scorsa ho scritto delle Hawaii, mi faceva sorridere che la green tax fosse firmata dal governatore Green, così ho preferito non commentare la notizia e lasciare la possibilità di coglierne l’ironia. In Inghilterra, poi, c’è una delegazione di sindaci che sta spingendo il Governo affinché le autorità locali possano applicare un’imposta di soggiorno.
Non sono un sostenitore di questo tipo di tassa. Trovo non sia una soluzione orientata alla gestione dei flussi turistici, o meglio del fenomeno turistico. E lo sintetizza bene il rappresentante della delegazione dei sindaci inglesi, che dice: «una piccola tassa sui pernottamenti, del tipo a cui la maggior parte di noi non ci penserebbe due volte quando viaggia all’estero». Una volta avremmo detto il re è nudo, ma credo non sia più di moda citare le fiabe, ebbene: la tassa sul turismo non regola il turismo neanche nelle intenzioni.
Poi il delegato prosegue: «ci darebbe la possibilità di reinvestire direttamente in ciò che rende la nostra zona così speciale»
Reinvestire: interventi diretti o indiretti, in che misura devono ricadere sulla collettività? Quante volte, alla fine, quei soldi serviranno a coprire i buchi di bilancio?
Questa storia della tassa turistica mi ricorda un po’ la mia personale crociata contro i gelati artigianali, che trovo abbiano raggiunto dei prezzi insensati. In certi posti fanno pagare anche il supplemento per il cono, raccontavo a due amici. Annuivano, mi confermavano che sì, ormai un gelato costa davvero troppo. E lo dicevano leccando una pallina alla crema che gocciolava lungo il cono.
Ma torniamo alla Norvegia, la cosa interessante è che qui se n’è discusso a lungo perché la tassa di soggiorno va contro il principio universale del allemannsretten: il diritto degli esseri umani di accedere alle aere pubbliche incolte come boschi, foreste e montagne per campeggiare, fare bivacchi o pescare.
Diritto che trovo di una bellezza assoluta e romantica.
Eppure, negli ultimi anni hanno sentito la necessità di parlarne, i numeri sono parecchio aumentati rispetto alla popolazione e in alcuni casi i cittadini pensano che il turismo sia sfuggito al controllo.
Il caso emblematico è quello delle isole Lofoten, del quale si parla già da tempo; sono piccole e gli abitanti avvertono la pressione turistica.
Ecco che alla fine si è deciso di applicare una tassa sul turismo, ma laddove sarà attivata, la pagherà solo chi soggiorna in hotel o sulle navi da crociera, non chi dorme in camper o campeggio. E questo racconta un po’ dei norvegesi.
E quindi? Non credo si uscirà da questo meccanismo, non facilmente. Tassare è la cosa più facile: sciacqua l’anima; mostra che qualcosa si sta facendo; produce soldi. Tutte cose semplici e politicamente invitanti.
Non entro nel merito degli obiettivi turistici, che devono essere politici e pubblici: concentriamoci sui soldi.
Che farne? Vivo a Milano, e per comodità la prendo come esempio. Investimenti diretti sul turismo, ipotesi: migliorare la pulizia delle strade, la qualità del trasporto pubblico e curare i giardini. Ok, ma se ci si concentra sulle zone turistiche la ricaduta sarà a beneficio quasi esclusivo di chi vive nelle aree più ricche, di chi è abbastanza agiato o fortunato da avere una casa in centro, poi catene alberghiere e così via.
Se l’obiettivo è la maggiore coesione tra turista e residente, non mi pare efficace. Mi piacerebbe che quei soldi avessero uno scopo collettivo. In qualche piccolo comune mi pare siano usati anche per abbassare le tasse; in città grandi come Milano avrebbe meno senso, ma investire in presidi culturali come biblioteche o teatri, o sul rifacimento di aeree periferiche, sarebbe un modo per me più democratico per diffondere i benefici del turismo.
È tutto, ciao e alla prossima.
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In teoria la tassa di soggiorno ha proprio lo scopo di "compensare" ambiente e servizi sovraccaricati dal turismo (esempio: a Rimini abbiamo un servizio di trasporto pubblico che si moltiplica d'estate ed è completamente intasato quando ci sono grossi eventi fieristici, e chi lo paga sono i residenti che però non possono usarlo per andare al lavoro perché copre bene solo le zone turistiche).
Il problema è che intanto in tutto il sommerso di case private e affitti brevi non corrisponde la tassa di soggiorno, e in più, se non erro, questi soldi si incassano a questo scopo ma poi vanno a finire nel calderone del bilancio dei comuni, quindi difficile sapere come vengono spesi effettivamente. Io credo che la tassa di soggiorno andrebbe SEMPRE fatta pagare, a prescindere dall' overtourism. Ma sui gelati artigianali sono d' accordo con te al 100%.
PS super interessante la tua nl, anche io del settore 🙌