21 Gr di Turismo: Radici
🌾 Una storia di comunicazione e turismo delle radici; come cambierà volare; turbolenze.
Ciao, sono Emilio De Risi e questa è 21 Grammi di Turismo.
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È il primo numero dell’anno, ripresa lenta e svogliata.
Ci siamo lasciati con uno speciale di Natale, un racconto che ha rovistato nel passato, ma pensando al futuro.
Oggi: una cosa personale che mi ha fatto riflettere sul turismo delle radici e la comunicazione turistica; uno sguardo a come potrebbe cambiare il modo di volare; infine, le rotte aeree con più turbolenze.
Nota introduttiva: secondo il Ministero degli affari esteri, il turismo delle radici è un’offerta turistica che coniuga al turismo la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti.
RADICI
«Arrivano i ciaonè». «Ad agosto scendono i ciaonè». È il ricordo nebbioso di un uomo che parla con mio padre; io sono solo un bambino e proprio non lo capisco chi siano questi ciaonè. Forse non li ho ancora studiati!
Quando restiamo soli me lo spiega pressappoco così: «quelli che si sono trasferiti al nord e quando tornano hanno la parlata del nord e dicono sempre ciao nè». Pronunciato con una enfatica e aperta.
Dicembre 2024, molti anni dopo.
È da metà della mia vita che vivo in una città diversa da quella dove sono nato, per giunta al nord e, anche se non ho la parlata milanese, forse sono un ciaonè.
Uno che ogni tanto torna alle radici.
Il 24 dicembre a Foggia c’è la tradizionale passeggiata della vigilia di Natale in centro, quella che anticipa il cenone serale e che da un po’ di anni è diventata una specie di grande festa a cielo aperto tra cibo e bollicine. Un evento amato dai foggiani e, mi dicono, con tanta gente che arriva dai paesi della provincia.
A me non piace; la versione che ho dato ai pochi amici che ho ancora lì, è che la trovo caotica. La verità è che preferisco passeggiare in centro prima che parta la musica, perché mi ricorda la mia tradizione: quella di quando ero un ragazzo.
Mentre passeggio vedo un bar e una cameriera che fa da buttadentro; le dico no grazie, che mi sono fermato solo perché mi sono ricordato che lì c’era un famoso negozio di tessuti.
«Ma questo bar c’è da sempre», mi risponde. La cameriera buttadentro non mi sembra tanto più giovane di me, quindi mi sembra strano, ma il punto è un altro: lei vive immersa nel presente, io le poche volte che torno a Foggia nuoto nel passato.
Quella frase mi ha fatto pensare a cosa mi aspetto quando torno alle mie radici, cosa immagino, ma soprattutto che non conosco più quella città. E mi dispiace.
Eccoci al turismo delle radici. Mi sono chiesto: c’è il rischio di comunicarlo in modo sbagliato?
Può accadere quando si asseconda troppo la visione nostalgica o romanzata dei posti.
Il racconto di un luogo in stile com’era una volta, che piace tanto, sì, ma che non parla di contemporaneità.
Un vecchio signore con le rughe callose, seduto in una via assolata; la vista sulle vigne (sul mare, sul centro storico o sulle colline); il ristorante tipico, con tutte le incertezze che quest’aggettivo si porta dietro.
Teniamole pure queste cose, ma un contenuto turistico di valore deve raccontare l’oggi e amalgamarlo alla comunicazione più descrittiva e turistica.
Perché farlo? Per liberarsi da immagini stereotipate e dalla riduzione a cartolina di paesi, cammini e città.
Che poi, anche se ci ho pensato collegandolo al turismo delle radici, è un obiettivo che vale per il turismo nel suo insieme.
Raccontarlo in questo modo vuol dire rendere le persone che viaggiano più consapevoli.
E la consapevolezza è alla base della sostenibilità e del rispetto delle comunità locali, in altre parole di un turismo che porta valore.
Piccola nota finale. Esistono un paio di casi editoriali che raccontano le destinazioni turistiche in chiave contemporanea; progetti belli e piuttosto alti dal punto di vista editoriale.
A me piacerebbe che a questo modello, alto, se ne affiancasse uno più trasversale e accessibile a chiunque.
Se vuoi parlare di quest’argomento, o chiedermi qualcosa, o dirmi qualcosa: rispondi a questa email.
VOLARE
Come cambierà l’esperienza di volo? Le grandi compagnie aeree sgomitano per provare a ridefinirla; durante un evento, la Delta Air Lines ha detto la sua.
Tecnologia
Delta Concierge. Ha annunciato un tool sviluppato con IA, che aggiungerà delle funzionalità avanzate all’app Fly Delta. L’idea è far gestire l’esperienza di volo in modo più fluido: riprenotando i voli in ritardo o suggerendo il percorso più veloce per raggiungere il gate.
Operatività. Anche in questo caso mette in campo l’intelligenza artificiale, ma per analizzare il feedback dei clienti, ottimizzare l'assegnazione dei gate o ridurre i tempi per le coincidenze.
Collegamenti
Arrivare in aeroporto è un punto molto importante dell’esperienza di volo, e anche qui ci sono delle idee.
Entro due anni vuole lanciare un servizio di taxi aereo con Joby aviation, partendo da New York City e Los Angeles (gli aerei elettrici a decollo e atterraggio verticale possono ridurre di molto i tempi di percorrenza).
Minor consumo
Qui il gioco si fa delicato, il greenwashing è dietro l’angolo, da parte mia nel raccontarlo ho deciso di ridimensionare la parola sostenibile.
Sta collaborando con Airbus per progettare degli aeromobili più efficienti: entro il 2050 vuole usare il nuovo carburante meno inquinante per l'aviazione coprendo fino al 95% dei suoi consumi.
Si parla anche di progettare dei voli alimentati a idrogeno.
LO SAPEVI CHE
Per salutarci con una notizia curiosa.
Quali sono le tratte aeree più soggette a turbolenze? Il campione analizzato è considerevole: 10.000 rotte tra 550 degli aeroporti più grandi al mondo. Eccole:
Al mondo. I 196 chilometri tra Mendoza, in Argentina, e Santiago del Cile;
In Europa. I 299 chilometri tra Nizza e Ginevra;
Con partenza dall’Italia. I 203 chilometri tra Milano Malpensa e Zurigo.
È tutto, a presto.
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Ciao Emilio. Mi citeresti alcune delle realtà editoriali che parlano di destinazioni in maniera contemporanea?
Io ho avuto il piacere di scrivere un articolo per Fare Magazine per il numero su Napoli. È una rivista che parla della destinazione come è oggi, ma a cui comunque piace indugiare anche sugli aspetti del passato. A me venne chiesto proprio un articolo di questo tipo, che scavasse nei miei episodi di infanzia. Io ho parlato delle mie esperienze in un quartiere con alcune librerie aperte dove mi recavo spesso, ma ho sottolineato anche come la crisi dell'editoria lo abbia snaturato, raccontando nel finale la situazione attuale in cui molte librerie hanno chiuso, con un velo di malinconia. E questo scorcio di realtà misto a nostalgia è piaciuto tantissimo.
Complimenti, molto bella la newsletter di oggi