Ciao, sono Emilio De Risi e questa è 21 Grammi di Turismo.
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Per riprendere mi serviva ossigeno e l’ho preso scrivendo la storia della settimana scorsa.
Oggi un numero più canonico (sempre che un canone esista).
In breve: c’è il prologo sul tema del momento; tre notizie estive; l’approfondimento su una storia che mi ha colpito; una riflessione con risvolti pratici; una notizia curiosa.
Iniziamo!
PROLOGO
Il tema più forte, già lo sai, è stato l’overtourism, ma più del fenomeno mi ha colpito il perenne tono di scontro.
Da una parte si denuncia il turismo cafone e sudacchiato, tutto di massa e mordi e fuggi. E sì, te lo chiedi come trascorra le sue vacanze chi lo scrive.
Dall’altra parte molti addetti ai lavori inveiscono contro chiunque osi dire: «ma forse così non va»; mi stordisce la semplicità con la quale sento: «il turismo si può governare, abbiamo già tutti gli strumenti».
Anteporrei un umile provare. Provare a governare.
Se penso alle mille variabili, non riesco a vedere il turismo come un domino dove tutti i pezzi cadono secondo un disegno prestabilito.
Ho l’impressione che chi guarda gli aspetti economici preferisca ignorare quelli sociali e, spesso, viceversa.
E nessuno vuol cedere nemmeno un millimetro dalla sua posizione.
Penso che il problema sia parlarne con la sicurezza di chi immagina una linea retta, quando invece turismo e over-turismo a me sembrano un fitto cespuglio pieno di arbusti, rami e foglie.
TRE NOTIZIE ESTIVE
Troppi voli. Il presidente dell’Enac ha detto che gli aeroporti non sopportano più la pressione e che un aereo fa anche 6 - 8 voli al giorno (un terzo più di prima): così gli scali non reggono i flussi e si creano ritardi.
La vergogna è passata, pare. La flight shame, la vergogna di volare legata a un approccio ambientalista, che veniva descritta come una tendenza che avrebbe attecchito soprattutto tra i giovani, sembra essere passata. Se ha mai preso davvero piede.
Turismo e giornali. La compagnia di navigazione Msc ha acquisito la proprietà del quotidiano genovese il Secolo XIX, insieme a quattro testate collegate che si occupano di economia marittima.
Il pensiero va subito a quanto per le grandi compagnie sia importante una voce pubblica, meglio se dove hanno interessi (in questo caso la città portuale di Genova).
Per le testate specializzate, sottolinea l’enorme e problematica dipendenza della stampa b2b dagli inserzionisti.
L’APPROFONDIMENTO
Forse non è la notizia turistica più importante dell’estate, ma mi ha colpito.
Salita e caduta di Selina Hospitality. Fondata nel 2015, nel 2022 è stata valutata 1,2 miliardi di dollari con più di 100 strutture in 20 paesi. Quest'estate è andata in amministrazione controllata per debiti: non è riuscita a pagare gli interessi di 455.000 dollari su un prestito di 50 milioni di dollari.
Chi è. Si definisce una società di lifestyle hospitality focalizzata sui nomadi digitali. Il crollo del prezzo delle azioni, tra le altre cose, si collega al calo di fiducia degli investitori verso il modello di business, basato sull'acquisto di hotel non performanti e la riprogettazione con partner locali. Tutto in tempi brevi.
L’ultimo tentativo. Nell'ultimo anno per non tracollare ha tagliato il personale e ha chiuso alcune strutture, più altre iniezioni di liquidità.
L’epilogo. Collective Hospitality Pte Ltd, con sede a Singapore, specializzata nella cosiddetta social accommodation (formule di ospitalità basate sull'esperienza, come gli ostelli) ha acquisito la maggior parte degli asset di Selina.
Perché mi ha colpito questa storia? Concordo con Skift quando dice che il caso Selina è una lezione sui pericoli della veloce espansione alimentata dal debito.
L’altro motivo è personale. L’anno scorso sono stato due volte nel loro hotel di Berlino. E mi è piaciuto molto.
Ma ricordo anche la sensazione di distanza tra la narrazione (non è un hotel ma una comunità) e la realtà (ossia un bell’albergo–ostello). E mi chiedo a cosa possa portare questa ossessione per le narrazioni esagerate.
LA RIFLESSIONE
Tra call to action e similitudini zen. Quest’estate non ho lavorato. Zero. Ma a un certo punto mi sono fissato con la lettura delle newsletter di alcune aziende turistiche. Più di quanto già non faccia.
Ti dirò tre cose che non vorrei più vedere nella scrittura turistica.
Lo stile call to action. Le grandi piattaforme sono state la fonte d’ispirazione su come modellare la presenza online.
Ma adesso è troppo, nei testi tutto è un richiamo all’azione (call to action, appunto).
Non cambia se si tratta di un viaggio estremo o un weekend al mare, di certo è imperdibile. E quell’escursione? Non fartela scappare.
La scrittura persuasiva (che sfrutta il meccanismo della scarsità o della paura di perdersi qualcosa, la cosiddetta Fomo) sembra il modo più diffuso di scrivere turistico.
E talvolta mi chiedo se chi legge non abbia sviluppato gli anticorpi.
📝 Se non ce la fai ad abbandonare questo modo di comunicare, almeno dosalo.
Le similitudini zen. Le chiama così Stephen King in un saggio sulla scrittura.
Per King «La similitudine zen è uno dei trabocchetti del linguaggio figurato; consiste nell’uso di immagini, metafore e paragoni stereotipati».
Queste metafore sono vecchie come il turismo, forse anche di più.
La bellezza è sempre incantevole; le cime sempre maestose e le valli verdeggianti; la natura sempre incontaminata e il relax è puro relax.
Tutto è tra tradizione e innovazione.
Il vino? Non lo potrai mai assaggiare, sorseggiare, gustare o bere. No. Il vino lo dovrai degustare. Sempre. Ogni volta.
📝 Non dobbiamo rincorrere l’originalità a tutti i costi. Ancora una volta semplifica, togli, lima.
E se proprio la metafora fané ti piace, una puoi anche tenerla.
L’aziendalese. Grandi discorsi sullo storytelling, ma se manca uno stile definito il risultato sarà un gran miscuglio.
📝 Il tono di voce suonerà quello di una vecchia lettera commerciale e le descrizioni prese da una pagina Wikipedia. Tutto ricoperto da superlativi in abbondanza. Pesante da digerire.
Ehm Ehm…
Hai un’azienda turistica e pensi a un progetto di comunicazione di ampio respiro, che abbia te al centro, ma sia bello da leggere?
Ti occupi di formazione e vuoi portare nella tua classe un intervento sulla scrittura turistica?
Parliamone 🖋️
UNA NOTIZIA CURIOSA
Se in alcune località della Spagna si protesta… In un piccolo paese meno turistico è stato ricostruito il campo di prigionia di Betterville, nello stesso posto dove furono girate delle scene de Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone. Proprio per spingere il turismo.
La prima iniziativa legata al film è del 2014, da allora la provincia spagnola di Burgos punta sempre di più su questo film che ha ancora un vasto pubblico di ammiratori.
«Vedi, il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica, e chi scava. Tu scavi».
Clint Eastwood, il Buono.
Ed è tutto, ci vediamo alla prossima.
lettura sempre puntuale, stimolante e plurale. grazie b lavoro
Urca! Mi ero perso la discesa all'inferno dei Selina 😱 Sono assolutamente d'accordo sulla distanza tra narrazione e realtà e anche sull'espansione con fondamenta sui debiti. Peccato però... mi piacevano davvero le strutture.
Newsletter sempre molto interessante, grazie!