21 Gr di Turismo: Lavoro che viene e che va
💸 Profitti buoni e cattivi; andare oltre il check-in; la lingua dei segni nei musei.
Ciao, sono Emilio De Risi e questa è 21 Grammi di Turismo.
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LAVORO CHE VIENE, MA SOPRATTUTTO CHE VA
Ho la prepotente sensazione che ispirarsi ai proverbi sia percepita come una cosa da vecchi, ciononostante dico che due rondini fanno primavera.
Un paio di numeri fa ho scritto che per mostrare interesse verso i dipendenti, non basta mettere negli uffici dei tavoli da ping pong; in un altro di una situazione tutta italiana: 50 persone che lavorano in un hotel che chiuderà, lo Sheraton Majestic di Milano.
Questo preambolo per dire che negli Usa, che sono sempre da tenere d’occhio in quanto a tendenze, molte grandi compagnie hanno intenzione di tagliare forza lavoro.
Motivo? L’anno prossimo, a quanto pare, i viaggi leisure delle persone a basso reddito dovrebbero essere in calo; ergo c’è una domanda ridotta nel settore alberghiero, che si prevede continuerà nel 2025.
Alcune analisi hanno rivisto le previsioni di crescita al ribasso: i ricavi delle camere potrebbero passare dal 2,6% all’1,8%.
C’è da aggiungere che altri economisti prevedono che la tendenza al ribasso sarà ridimensionata dalla spesa dei più abbienti che hanno ancora voglia di viaggiare.
Risultato: il dado è tratto.
Si taglia, anzi no, si punta all’efficienza. Marriott international, prevede più di 800 dipendenti nel primo trimestre, a detta loro a causa di una scarsa affluenza di utili.
Anche Booking Holding, come già avevo scritto, ne ha in programma nonostante i suoi notevoli risultati.
Poi ci sono operatori navali come la Norwegian Cruise Line Holdings, che pianifica 300 milioni di dollari di risparmi entro il 2026, nonostante l’alta domanda di crociere.
Potrei sintetizzare che l’interesse per la forza lavoro è alto, ma quello per l’azionista lo è di più; basta una tendenza al ribasso (una proiezione quindi) a far licenziare.
Quasi tutte le aziende vogliono farsi percepire come ottimi posti dove lavorare, ma delle volte quest’interesse sembra più raccontato che praticato.
È giusto tagliare?
Per molti è giusto e anche normale, business is business, ma ti dirò che a me sembra che questa economia, che è soprattutto finanziaria, non ci stia conducendo in bei posti.
Nel dibattito pubblico sul turismo il lavoro degno e dignitoso deve essere molto più al centro di com’è adesso. Mi fa sorridere perché viene indicato come un prerequisito, per poi passare a parlare di formazione.
Talvolta ascolto frasi di questo tipo: «certo che nessuno deve lavorare come uno schiavo, ma pensiamo alla formazione».
Giusto qualora l’avessimo scordato: quel prerequisito non è affatto pre, anzi è il centro di tutto il discorso.
Dalla questione sempre aperta del lavoro nel turismo a un’altra vicenda importante: la capacità delle aziende di realizzare buoni o cattivi profitti.
IL LIMITE È IL CIELO
Il Senato degli Stati Uniti (attraverso una sottocommissione permanente) ha pubblicato un rapporto nel quale critica l’ormai consolidata abitudine delle compagnie aeree di guadagnare con le tariffe accessorie.
Sono diventate una fonte di entrate essenziale e nessun vettore ne fa a meno.
Alcune compagnie aeree low cost ricavano la maggior parte delle entrate da queste fee, ma anche compagnie tradizionali ne traggono un gran vantaggio. Delta Air Lines, ad esempio, le usa nelle sue categorie no frills.
Il punto, secondo la commissione, è che questa strategia non solo non ha migliorato le tariffe a chi viaggia, gli ha complicato anche la vita: un supplizio tra supplementi per volare con il bagaglio a mano o per sedersi accanto a un’altra persona.
Diamo merito alla commissione del Senato anche per la scelta del titolo poetico del rapporto: The Sky's the Limit.
ANDARE OLTRE IL CHECK-IN
Il fatto nudo e crudo è quello che ho riportato la scorsa settimana: una circolare del Ministero dell’interno ha ricordato che il check-in da remoto non basta ad assolvere l’obbligo di riconoscimento degli ospiti, deve essere seguito da quello fatto di persona.
Com’era ovvio ci sono molte prese di posizione, così ho provato a scrivere qualcosa che vada al di là del fatto.
Nella comunità degli addetti ai lavori, l’articolo 109 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza che disciplina il check-in non è mai stato molto amato. Sempre ritenuto vecchio, ma sempre osservato.
Gli hotel, una certa disparità la avvertono, infatti è stato uno tra gli argomenti delle associazioni albergatori rispetto alla concorrenza dell’affitto breve.
In questo scenario vecchio arriva la circolare e di certo ha delle incongruenze: ti chiedi perché puoi fare lo Spid online (la tua identità digitale) ma non un check-in.
Avendo ben presente il Tulps, diversi strumenti di check-in online nascono come un supporto al riconoscimento fatto poi in struttura.
Ecco che una situazione vecchia e che tutti conoscono, è esplosa. Come spesso accade in Italia le cose galleggiano, vanno avanti, poi diventano macroscopiche e, solo allora, si fa qualcosa.
E non credo sia stata l’attività di lobby delle associazioni degli albergatori a farla emergere, ma quella di alcuni sindaci.
Abbiamo anche un’altra caratteristica in Italia: ci fissiamo su un solo dettaglio.
Il dettaglio questa volta sono le key-box. In passato le ho criticate perché trovo inconcepibile che un privato cittadino leghi una scatola a un palo della luce, impossessandosi di uno spazio pubblico. Messa sul suo portone, no problem.
Ma torniamo a noi, perché si aprono nuovi scenari: per far rispettare la nuova disposizione vedremo reparti speciali di vigili urbani battere le strade muniti di tronchesi?
E anche fosse, una volta fatto, cosa cambierà? Questa è solo la manifestazione più evidente e pacchiana di una situazione che dei residenti sentono come una mancanza di equilibrio.
Continuo a pensare che il turismo non si possa gestire guardando solo le leggi dell’economia; è un settore che va interpretato cercando un equilibrio tra l’economia e il sociale. Vale per molti altri settori, certo, ma nel turismo forse di più.
PER CHIUDERE BENE
Belle novità. Alla Pinacoteca di Brera di Milano è stata inaugurata l’audio videoguida nella lingua dei segni italiana (LIS). L'obiettivo è dare alle persone sorde uno strumento per visitare al meglio la galleria; include l'introduzione storica all'edificio e descrive 10 tra i principali capolavori della pinacoteca.
La guida è gratuita e sarà disponibile sul sito web e su alcuni tablet, disponibili al punto informazioni.
È tutto anche questa settimana, a presto.
Per scrivermi rispondi a questa email.
…”e nessun vettore ne fa a meno” non almeno, attenzione ai refusi!