Ciao, ho aperto lo scorso numero dicendo che un po’ ovunque si scriveva del boom del turismo di primavera, ma la ciclicità delle notizie è continua e già si parla di: eccessiva pressione antropica sulle destinazioni turistiche.
Che poi, se tutti la chiamassero così non se la filerebbe nessuno, invece è così sexy dire: overtourism.
Prima di questa ouverture sull’overtourism, partiamo con qualche notizia.
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NOTIZIE INTERESSANTI DAL MONDO
Lo sguardo altrove. In India diverse compagnie alberghiere come Fortune Hotels, Sarovar Hotels, Fortune Park Hotels, Royal Orchid Hotels hanno iniziato a investire nell’acquisizione di strutture indipendenti midscale, soprattutto con contratti di gestione o franchising.
Destinazioni. la Turchia dice di aver aumentato le entrate turistiche del 19% rispetto al 2019 e di voler diversificare i mercati turistici di riferimento. Obiettivo 2023: accogliere 60 milioni di turisti, creando entrate per 56 miliardi di dollari.
Settore Aereo. Neos, la compagnia del gruppo Alpitour, ha chiuso l'ultimo esercizio con un utile di 12 milioni su 585 milioni di ricavi (giovano anche i 52 milioni di indennizzi covid). Interessante il tentativo di ridurre la dipendenza dal segmento charter aprendo delle rotte.
1 - 23 - 28. Anche se rappresentano solo l’1% di tutti gli host, negli Usa i gestori professionali su Airbnb gestiscono il 23% degli annunci e generano il 28% delle entrate della piattaforma.
Cambi di fronte. Sempre Airbnb, annuncia la messa in pausa della funzionalità esperienze. Solo lo scorso anno, il Ceo Brian Chesky disse che la società ci avrebbe investito, ma a quanto pare hanno deciso di concentrarsi sul core business.
L’OUVERTURE SULL’OVERTOURISM
Qualche mese fa ho intervistato Paolo Iabichino; parlava di sostenibilità, ricordo che disse di essere scettico sulla possibilità che avremmo fatto tesoro di quello che lockdown e pandemia ci hanno lasciato.
Ci ho pensato quando ho iniziato a scrivere questo pezzo: a poco più di due anni dal covid, sembra impossibile tornare a parlare di questi argomenti.
Il sovraccarico turistico (giusto per non dire overtourism) è un fenomeno complesso, ma la sensazione è che spesso venga banalizzato.
Parole vuote
Alcuni termini piacciono, fanno presa e subito diventano popolari. Virali.
Prendiamo una parola, la ruminiamo e la usiamo di continuo fino a quando si svuota di significato.
Nel turismo è accaduto anche con esperienziale, slow tourism, turismo di massa, destagionalizzazione.
Il problema di partenza è spesso lo stesso: mettere ogni ragionamento in chiave di comunicato stampa, o proclama se preferisci.
Come ci rapportiamo al sovraccarico
Il classico approccio altalenante: oggi il turismo è salvifico e produce Pil, anzi dovremmo vivere solo di turismo. Un attimo dopo cambia tutto.
In questi giorni si legge che Firenze non vuole il numero chiuso, ma è contro l’overtourism (qualcuno potrebbe dirsi a favore?) e si lavora su Firenze Smart, un sistema su base volontaria per auto censirsi. Ma quanti turisti lo faranno?
A Napoli si chiedono come governare il boom di turisti, sempre lui, il boom. Alle cinque terre indicono un tavolo tecnico, mentre l’Alto Adige metterà un tetto ai posti letto turistici.
1987
È l’anno in cui fu pubblicato il rapporto Brundtland sullo sviluppo sostenibile. Ancora oggi, tante delle cose che si dicono sulla sostenibilità turistica, consapevolmente o inconsapevolmente, attingono a quel rapporto.
Progettare avendo in mente come obiettivo l’equilibrio tra turisti e residenti, ovvio, ma mi chiedo se esista una programmazione della destinazione, al di là di quella pubblicitaria.
Il turismo è all’incrocio di molte interdipendenze settoriali come infrastrutture, edilizia, trasporti; ma spesso è l’anello debole, un sottoprodotto.
Chi pone un tetto e chi dissuade
Dicevamo che l’Alto Adige ha approvato il tetto di 34 milioni di pernottamenti annui, quelli raggiunti nel 2019.
Ci sono dubbi, certo, l’assessore provinciale al Turismo dice: «per il futuro abbiamo scelto di puntare sulla qualità e non più sulla quantità». Cosa vorrà dire qualità, ancora un aumento dei prezzi? E non c’è il rischio che in Alto Adige si crei una sorta di oligarchia turistica?
Ne vedremo i limiti, ma almeno mette al centro del ragionamento una visione del turismo.
Anche la scelta di arginare il turismo problematico ad Amsterdam è controversa, ma forse bisogna considerare un margine d’errore, consapevoli che ogni territorio e ogni comunità locale hanno le loro specificità e che la soluzione unica non esiste.
Ed è tutto, bacio (oggi mi sento affettuoso).
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