Interviste: Massimiliano Sarti - Travel Quotidiano e Hospitality Inside
Scenari, eventi, risorse umane e molto altro
Ciao, sono Emilio De Risi e questa è 21 Grammi di Turismo. Iniziamo!
Ultimo giovedì del mese, è tempo di Interviste.
Ho parlato con l’amico ed ex collega Massimiliano Sarti - redattore di Travel Quotidiano e corrispondente dall’Italia per Hospitality Inside.
Intervistare l’intervistatore. È da un po’ che l’idea mi frullava in testa, parlare con chi per mestiere osserva e riporta gli accadimenti del nostro settore.
SCENARIO
D. Dopo la pandemia e con una guerra in corso a che punto siamo?
Partiamo dalle cose positive. L’incoming e gli hotel sono a un punto discreto. Durante l’assemblea Federalberghi, Bernabò Bocca ha detto che ci stiamo avvicinando ai numeri del 2019.
Facendo ovviamente la tara di queste dichiarazioni istituzionali, c’è tanta voglia di viaggiare e lo stanno riferendo tutti.
D. E le criticità?
I tour operator faticano. L’outgoing ha ripreso, ma non tanto, basti pensare che buona parte dell’oriente è piuttosto inaccessibile. E adesso la Russia.
Le città d’arte stanno carburando e tornano gli americani, ma a Roma 180 su circa 1200 strutture non hanno ancora riaperto (fonte Federalberghi).
Inoltre c’è l’inflazione che incide sul costo del carburante, quindi sui prezzi dei voli. Ovviamente aumentano anche le forniture, quindi le marginalità saranno più stringate. Bocca ritiene che i costi saranno assorbiti degli hotel. Staremo a vedere.
D. Poi una parte di questi costi viene sempre ribaltata sui clienti.
Molto spesso, certo. Ad ogni modo lo scenario è complesso, ad esempio Graziano Debellini di TH Resorts, ha dichiarato che i costi sono sestuplicati.
D. Però nonostante il periodo delicato gli investimenti alberghieri non sono diminuiti.
Vero. In particolare a Roma e Milano ne aprono molti e tanti sono in pipeline. L’Italia in genere ha visto investimenti molto alti. Però tra questi numeri ci sono strutture che erano previste prima del covid e rimandate.
D. Altre cose che hai notato?
La polarizzazione della domanda tra economy e luxury. È uno scenario sempre più evidente.
Pensiamo a Falkensteiner che mira a portare tutte le sue strutture ad upper upscale o luxury e vuole inserire i 5 stelle nel catalogo Leading Hotels of the World.
E l’impatto è evidente anche sulle destinazioni, ad esempio Jesolo è cresciuta nel posizionamento e nella percezione grazie ai 5 stelle Almar di Hnh e alla stessa Falkensteiner.
DISTRIBUZIONE ED EVENTI
D. In quale direzione stiamo andando?
Si parla di uno sfoltimento delle adv, ma nessuno sa quantificarlo, però quasi tutti i TO confermano che molte agenzie sono sparite.
Il fenomeno è in divenire, ad esempio alcuni sono passati alla consulenza di viaggio. Mi viene in mente Euphemia network che adesso conta 150 consulenti, tutti ex agenti di viaggio. Sono strutturati con punti agenziali fissi per i consulenti.
Poi, invece, alcune hanno ritrosia a chiudere perché, specie nei piccoli centri urbani, l’agenzia di viaggi ha un valore distintivo anche a livello sociale.
D. Business travel, piccoli e grandi eventi: molte dichiarazioni di facciata e uno scenario ancora poco chiaro.
Mistero! Tutti dicono di star riprendendo, ma penso che del calo negli eventi ci sarà: molti piccoli meeting sono ancora trasposti online.
Gli hotel, da parte loro, ribadiscono gli investimenti in f&b e tecnologia.
Come spesso accade soffrirà di più chi non saprà adeguarsi.
Mi ha colpito il gruppo Leonardo che ha adottato una politica di apertura durante il covid, anche se difficile da fare. È una catena emergente, molte aziende non la conoscevano bene. Così facendo ha guadagnato in fiducia e visibilità.
RISORSE UMANE
D. Ce ne siamo occupati entrambi a lungo, proprio per questo vorrei sapere come la vedi.
È una vicenda articolata come situazione e contesto. Più fonti parlano della mancanza del 15–20% di personale. E questo è un dato di fatto.
Il turismo ha mostrato la sua fragilità durante la pandemia: oltre agli stagionali sono andate via anche persone con contratti a tempo indeterminato.
D. È diventato un tema dove prevalgono posizioni molto radicali. Come la vedi?
La verità è nel mezzo. Manca la formazione specialistica, anche se ci sono da segnalare dei casi come la scuola italiana di ospitalità a Mestre che si ispira ai celebri istituti svizzeri. Poi l’appeal del turismo come comparto non è mai stato alto.
D. Entra in gioco anche l’atavico preconcetto del servire?
Certo. Mi viene in mente che una volta l’ex Ad di Accor Renzo Iorio, raccontò che quando disse alla famiglia di voler lavorare nell’ospitalità fu visto molto male.
Poi aggiunse che a parità di livello, anche dirigenziale, in Italia il turismo paga meno. A onor del vero sono passati alcuni anni da quell’intervista, magari qualcosa è cambiato.
D. Si arriva agli stipendi… e il reddito di cittadinanza?
Non si può dire che quello sia il problema. Ok, ci sono alcuni aspetti che devono essere migliorati, ma cosa non deve esserlo. Resta a mio parere una misura di civiltà.
D. Certo, un po’ come dire che perché ci sono i falsi invalidi dovremmo togliere quel tipo di tutele.
Esatto. Per i giovani si potrebbero pensare misure alternative, ma non risiede solo lì il problema.
Debellini di TH Resorts ha affermato che pagare meno di 1300 euro al mese, anche una new entry, è impensabile.
Poi sai, Falkensteiner e TH Resorts, entrambe con strutture in Alto Adige, hanno detto che gli hotel rimasti chiusi da quelle parti, sono conosciuti perché trattavano male il personale.
Per questa settimana è tutto. Alla prossima.
Ti è piaciuta? Allora
❤️ Clicca sul cuore per dirmelo
🚀 Condividila con i tuoi contatti
Realizzata grazie al contributo silenzioso e discreto di Scrollidea | guest experience platform.