21 Gr di Turismo: Non vedere e viaggiare
🖋️Francesco Cusati, Istituto dei Ciechi di Milano.
Ciao, sono Emilio De Risi e questa è 21 Grammi di Turismo.
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Questo numero parla delle persone non vedenti e del viaggio: le cose importanti e quelle meno utili; cosa si è fatto e cosa si può fare.
Per realizzarlo ho scritto all’Istituto dei Ciechi di Milano che mi ha messo in contatto con Francesco Cusati, un grande viaggiatore.
L’Istituto dei Ciechi è in un grande palazzo di fine ‘800 in una zona elegante di Milano.
All’ingresso c’è una lastra chiara con una scritta appena meno chiara che dice: «centro per l’autonomia del non vedente e dell’ipovedente».
Francesco Cusati lavora qui come docente informatico specializzato in accessibilità digitale; viene a prendermi all’ingresso, mi offre un caffè, due chiacchiere per presentarci e saliamo nel suo ufficio.
IL VIAGGIO
Il 24 maggio del 1989 è l’ultima volta che è andato allo stadio. Aveva 19 anni ed era a Barcellona per la finale di coppa campioni del «grande Milan di Sacchi». E questo lo dice con un certo orgoglio da tifoso.
La vista gli è andata via del tutto di lì a poco, mi ha detto tra i 19 e 20 anni, e quella trasferta calcistica a Barcellona, ci ho pensato dopo, forse è stato l’avvio alla sua carriera di viaggiatore: dalla Patagonia al Brasile; da Cuba all’Australia.
Ho impiegato un po’ a capire da quale filo srotolare questa storia, poi ho pensato che tutto dovesse partire dalle sensazioni, così come me le ha descritte.
«Mi piace avere il contatto con le persone, poi quelle sensazioni che vengono dettate dagli odori, dal clima, da tanti fattori.
E comunque cerchiamo sempre delle esperienze non visive, soprattutto tattili, perché il senso del tatto è quello che ti permette di avere un ricordo anche nel tempo».
I MUSEI
«Ad esempio cerchiamo musei dov’è possibile fare queste esperienze; non dimenticherò mai l’Ermitage di San Pietroburgo dove ci hanno fatto toccare dei Canova».
Abbastanza incredulo gli ho risposto: «così, a mani nude? L’originale o un calco?». Anche lui ne era rimasto sorpreso quella volta, ma mi ha fatto notare che, poi, in un mese quante persone cieche visiteranno l’Ermitage?
In alcuni musei fanno indossare i guanti, ma si perdono le sensazioni tattili che la scultura restituisce, in molti altri si usano delle copie.
«Il British Museum di Londra ha un'area con delle repliche, però poter toccare le originali ha un valore aggiunto incredibile.
Le repliche spesso sono in materiali diversi dall’originale perché altrimenti costerebbero troppo.
Ti racconto questa: ho collaborato con l’Istituto dei Ciechi alla mostra la luce del nero della Fondazione Burri di Città di Castello.
Dato che non puoi toccare le opere, sono state fatte delle repliche usando gli stessi materiali, anche trovati nel suo magazzino. L’artista era un materico e usava diverse cose, anche il catrame.
Alla fine sono stati apposti dei simboli per far capire che non erano le originali».
Ma quali sono gli errori più comuni che commette un museo che vuole essere accessibile?
«Quando si parla di accessibilità museale molto riguarda l’aspetto tecnologico, però forse quello che manca è la formazione delle persone; noi ci teniamo a formare le guide, ma anche chi è in biglietteria o all'interno delle sale. Un giusto approccio dà la possibilità di usufruire meglio degli spazi museali.
Puoi fare qualche esempio del giusto approccio?
«A volte le persone si rivolgono a te senza guardarti, o parlano con il tuo accompagnatore. Io capisco da come ti muovi se stai parlando con me o con chi è a fianco a me.
Magari questa cosa uno non la sa, però se faccio la domanda mi aspetto che rispondi a me, non all'accompagnatore.
Oppure, quando accompagni una persona cieca non devi prenderla dal braccio e strattonarla, basta porgere il braccio in modo tranquillo così si può attaccare e seguirti».
La tecnologia permette di informarsi in modo autonomo, questo può svincolare dalla guida umana?
«La tecnologia è una gran cosa ed è utile, ma la guida umana è fondamentale. Quelle che lavorano con noi conoscono un certo linguaggio, che per noi può essere utile alla comprensione. Anche se poi non c'è una vera e propria scuola, è molto una questione di sensibilità».
Anche qui, puoi farmi un esempio di linguaggio giusto?
«Per esempio vedete qua, vedete là. Meglio c'è una statua alla vostra destra».
Sensibilità e attenzione sembrano cose di buon senso, ma dato che non sono comuni l’Istituto dei Ciechi di Milano si occupa di questa formazione.
Oltre a essere civile convivenza, permette di offrire un’esperienza turistica più professionale.
E a questo punto sono curioso di sapere qualcosa sugli hotel.
IN HOTEL
«Quando viaggio con mia moglie, anche lei è non vedente, se siamo con una persona che ci accompagna non ci sono particolari esigenze.
Ma se possibile è utile avere la camera vicino alla reception o al ristorante».
Quando si parla di accessibilità viene subito in mente quella motoria: hai qualche consiglio per migliorare quella visiva?
«Guarda, qui torniamo all'aspetto formativo.
Accompagnarti nel percorso fino alla stanza una sola volta può essere già sufficiente, magari dando dei riferimenti. Quest’attenzione per noi è fondamentale quando arriviamo in un albergo».
Intendi riferimenti tattili?
«Tattili, sì, o dire qua c'è questo corridoio. Che poi preferiamo percorrerlo in autonomia, in luoghi che non conosciamo ci muoviamo col bastone bianco».
Oltre alla formazione ci sono piccole attenzioni che aiutano?
«Una cosa che apprezziamo molto sono le porte indicate, non dico in braille, ma con i numeri in rilievo. È un bell’aiuto per ritrovare la stanza.
Nella camera invece non ci sono particolari accorgimenti; quando entriamo in una stanza nuova e con noi c’è qualcuno dell'albergo, ci facciamo dire come si usa il condizionatore o dove sono le prese elettriche, ma il resto lo scopriamo da noi».
MUOVERSI E VISITARE UN LUOGO
A Napoli, a Castel Sant’Elmo, c’è un corrimano con un'iscrizione in braille che racconta il paesaggio. Al di là del fatto che si tratta di un’installazione artistica con un valore simbolico: dal punto di vista pratico questo tipo di descrizioni sono utili a una persona non vedente?
«Ne ho sentito palare ma non ci sono stato, e infatti sono curioso. Può essere carino, però in quel caso, forse, una persona che ti descrive quello che sta vedendo è più coinvolgente.
Mi sembra un po' asettico: un conto è leggere informazioni in braille su un monumento, un altro è descrivere il paesaggio, magari con sensazioni personali. Potrebbe non essere così utile».
Negli spazi pubblici spesso le indicazioni in braille hanno grandi problemi di pulizia.
«Ho in mente che in metropolitana ci sono le mappe in braille, e infatti le mani sopra non le metto.
Però diciamo che anche solo la presenza di queste scritte in braille può creare una sensibilità».
VIAGGI IN AUTONOMIA E ORGANIZZATI
Quando ci siamo incontrati mi hai detto che organizzi i tuoi viaggi, invece hai mai viaggiato con tour operator specializzati?
«Allora, ti racconto un'esperienza che abbiamo fatto un paio di anni fa con la Compagnia dei Cammini e NoisyVision.
Mi piace parlare di NoisyVision perché è un'associazione che ha una peculiarità: organizza cammini inclusivi dove possono partecipare persone cieche e ipovedenti con delle persone vedenti. E lo fa con l'appoggio della Compagnia dei Cammini.
Chi si iscrive sa che potrebbe accompagnare una persona non vedente, così diventa anche un'esperienza condivisa. Noi l'abbiamo fatto nel deserto in Marocco, è stato molto toccante.
Poi abbiamo partecipato ad altri cammini: i Colli Euganei, una zona splendida dove ci sono saliscendi di continuo, e un pezzo della Francigena.
L'altra modalità, invece, è quella dell’agenzia che organizza il viaggio di gruppo, incluso di accompagnatore».
Ma in genere a te e tua moglie piace organizzare i vostri viaggi.
«Ci capita soprattutto per i viaggi intercontinentali».
Hai mai trovato dei blocchi da parte delle agenzie, degli operatori?
«A volte sì, quando fai presente che hai problemi visivi, che non vedi proprio. Ci è capitato che dicessero cose tipo ci sono delle agenzie specializzate. Però di solito riusciamo sempre».
Qual è il freno, la paura di non essere in grado di soddisfare le tue esigenze?
«Penso quello, sì. Magari non aver avuto esperienze, la novità presuppone una certa elasticità.
Poi succede come con l'agenzia con la quale abbiamo organizzato il viaggio in Australia: l'abbiamo consigliata a dei nostri amici, marito e moglie con problemi di vista, e hanno fatto più o meno lo stesso viaggio con la stessa agenzia. Siamo stati un po' degli apripista».
EVENTI
Gli eventi hanno molta importanza nel turismo: l’accessibilità per le persone cieche a che punto è?
«Ci sono delle sperimentazioni. A fine ottobre al Teatro Litta di Milano c'è uno spettacolo di un attore cieco, Gianfranco Berardi, ed è prevista l'audiodescrizione. Un'altra cosa la sta facendo, con la nostra collaborazione, il Teatro alla Scala: alcune opere liriche e addirittura un balletto hanno l’audiodescrizione in tempo reale.
Ma l’esperienza non si limita a questo, perché c’è la touch visit prima dello spettacolo: tocchiamo tutta la scenografia, così, ad esempio, se ti raccontano che c'è quella barca posizionata in fondo e l'hai toccata, la puoi immaginare nella sua posizione».
Ultima cosa, qualcosa di simile accade anche con gli eventi sportivi?
«Cinque anni fa Milan e Inter hanno attivato, sempre con la nostra collaborazione, il progetto San Siro per tutti. Ogni domenica ospitano allo stadio dieci persone cieche che hanno una radiolina con l’audiodescrizione dedicata fatta da un radiocronista in tribuna stampa.
Se vai allo stadio e ascolti la partita alla radio hai una latenza di 3 o 4 secondi e non capisci niente, invece con questo sistema c'è la simultaneità: puoi seguire il gioco e le urla del gol, è bellissimo.
E così sono tornato di nuovo allo stadio».
È tutto, a presto.
Eccoti due bottoni: il primo è per condividere l’intervista, il secondo per iscriverti a 21 Grammi di Turismo.
ancora comlimenti! interessante lettura. con una delle ns. aziende siamo stati promotori del progetto https://www.bestwestern.it/hotels/lovepromise/inclusive/default.asp sottolineando nuovamente il tema della consapevolezza con un'opera su uno dei ns. immobili https://www.youtube.com/watch?v=XqKmPIMW6Ys è un percorso lento e faticoso ma ricco di senso e valore umano. b lavoro
Pezzo bellissimo. Mi sembra strano che non ci siano percorsi di specializzazione per accompagnatori turistici. Una volta vidi un annuncio di una compagnia di viaggi per non vedenti e ipovedenti ma immagino che un figura così non si possa improvvisare. Perlomeno, a me non dispiacerebbe specializzarmi in questo modo.