21 Gr di Turismo: Il fantasma natalizio
Un regalo e un'analisi del fenomeno dei mercatini natalizi
Ciao, sono Emilio De Risi e questa è 21 Grammi di Turismo.
Vado in pausa. Un ultimo numero a tema per chiudere e salutarti: oggi ti parlerò di turismo natalizio e mercatini.
È il momento. Quello in cui ti auguro, se ci credi o lo festeggi, buon Natale, ma anche buon anno: siamo animali razionali, sì, ma una piccola botta di fortuna la vogliamo.
Infine un regalo. Da me, dalla newsletter, cosa vorresti per l’anno nuovo? Dimmelo rispondendo a questa email.
Iniziamo!
Notizie, riflessioni e interviste che raccontano l’industria turistica. Prossimo numero 2024.
IL TURISMO DEI MERCATINI DI NATALE
E la mia sindrome di Scrooge.
I mercatini di Natale piacciono a tutti. O quasi. Non penso di avere la sindrome di Scrooge, quella che ti fa sognare i fantasmi del Natale, ma sono della parrocchia: «una cosa divertente che non farò mai più».
Urge una premessa. Il turismo natalizio è una veste turistica importante: imbellettarsi di luci, piste di pattinaggio e spettacoli a tema, contribuisce all’atmosfera della destinazione turistica natalizia. Un esempio è Londra.
In questo scenario, i mercatini di Natale hanno guadagnato una fetta di fan tutta loro. I più riconoscibili sono i mercatini natalizi tirolesi: quelli del nord Europa, la matrice originale, per i quali esistono da anni cataloghi dedicati.
Mi ha sorpreso scoprire che il primo potrebbe risalire al 1296, quando a Vienna fu concesso di organizzare un krippenmarkt (mercatino dei presepi), ma mi ha sorpreso ancora di più leggere che quello di Bolzano, il più vecchio tra i mercatini natalizi italiani, è giovane: del 1991.
Quando si dice l’invenzione della tradizione (post-it per un argomento futuro da approfondire).
Oggi hanno attecchito un po’ ovunque in Italia, infatti il villaggio tirolese più grande d’Italia, è ad Arezzo (come dice chi l’organizza).
Si tiene nella piazza principale della città e da metà novembre a inizio gennaio accoglie, in media, un milione e duecentomila persone.
Mi fermo un secondo per buttare giù qualche pro e contro.
Pro
Hanno creato un prodotto turistico nuovo;
Hanno colmato un divario turistico rispetto ad altre destinazioni;
Intercettano molto turismo dal Sud Italia (persone per le quali un viaggio fino a Bolzano o Trento è lungo).
Contro
Hanno creato un prodotto turistico fasullo (scusa il francesismo, ma ce la meniamo con l’autenticità dell’esperienza turistica, poi facciamo il mercatino tirolese in Toscana);
È molto probabile che gli aretini vivano più di un mese abbastanza sotto stress.
Non ho interessi nello spingere una o l’altra visione, ma è giusto evidenziare entrambe le facce.
Forse si sta esagerando con i mercatini?
I mercatini di Natale, dicevo, hanno fatto presa ovunque, anche in versione non tirolese.
La mia sensazione è che la vendita del metro quadro vinca sull'esperienza che si vuole far vivere alle persone. In altre parole: i Comuni o chi li organizza, fanno cassa.
Trovo, ad esempio, che i mercatini di piazza del Duomo a Milano rendano quel tratto di strada un budello dove diventa difficile camminare, tra chioschi che vendono brezel farciti, bottarga, panpepato e soppressate.
E dire che in città i mercatini non mancano.
D’altro canto, in alcuni contesti, senza eccessi, è bello trovare tra le bancarelle un prodotto artigianale, magari della zona.
Quando l’omologazione vince e la vendita del metro quadro impera, l’esperienza turistica perde.
Due notizie per completare l’affresco natalizio.
Congestione (in Alto Adige). L'assessore comunale alla mobilità di Bolzano, lasciandosi forse un po’ andare, ha scritto sui social: «o aboliamo i mercatini, o aboliamo il ponte di Sant'Ambrogio». Il motivo di tanto fervore sono i camper, che occupano i posti per i residenti, e le auto che aggirano i blocchi dei vigili e intasano le strade.
Adesso, pur di non sentirmi dire che la sindrome di Scrooge ha indurito il mio cuore, chiudiamo l’anno con una notizia bella.
Rigenerazione (in Liguria). A 33 chilometri da Genova, ma a 839 metri sul livello del mare, c’è un posto dove vive solo una manciata di persone: Pentema.
Qui, grazie a un presepe di statue a grandezza naturale si è creato un piccolo microcosmo turistico, che tra le offerte e i ricavi del punto di ristoro, permette a Pentema di non estinguersi.
Questa installazione è nata nel 1995 e negli anni è cresciuta: abbraccia tutto il borgo e servono un paio d’ore per esplorarla a dovere.
Un’attrazione turistica temporanea che porta ogni anno tra le 3 e le 5mila persone.
È tutto per quest’anno. Ciao.
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