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IL PUNTO DELL’ESTATE
Ovvero notizie che disegnano una possibile direzione del turismo.
Mi è parso che l’estate sia stata raccontata in modo un po’ confuso, diciamo così:
Evviva c’è il boom di turisti. Accipicchia il turismo di massa ci sta creando un sacco di problemi.
Ehi, qui i prezzi sono folli me ne vado in Albania. Ah, che bella l’Albania. Bella e costa poco. Dopo due settimane: ma sai che l’Albania non è ‘sto granché…
E poi, scontrini online: di piattini pagati, di toast tagliati e conti salati.
Eppure ci sono state notizie interessanti, fatti che più di altri disegnano una possibile direzione. Ecco allora un punto di fine estate (con qualche riflessione a margine).
PREVISIONI E CONSUNTIVI
Ovvero una notizia sull’andamento mondiale del turismo e una sull’estate italiana.
Previsioni globali della Unwto. Il turismo potrebbe diventare un’industria da 15,5 trilioni di dollari entro il 2033, rappresentando più dell’11,6% dell’economia globale e dando lavoro a 430 milioni di persone (1 posto di lavoro su 9).
Perché è interessante? Potrebbe rientrare tra le notizie belle, ma i numeri da soli non bastano, c’è da lavorare su alcuni punti critici.
Ne evidenzio qualcuno:
Che tipo di lavori saranno? Ci saranno paesi troppo dipendenti dall’economia turistica? Come fare in modo che troppa parte del reddito creato nei paesi turistici più poveri non torni in quelli più ricchi (ad esempio attraverso catene alberghiere, aerei e siti di prenotazioni)?
…E consuntivi locali. Il 2023 doveva essere l’anno record per il turismo italiano ma, pur con buoni risultati, non lo è stato. In sintesi possiamo dire: bene i fatturati, bene i turisti stranieri, meno bene il turismo interno. Come racconta Focus economia: i dati sono ancora parziali, ma sembra sia questo l’andazzo.
Ecco alcuni punti da tenere a mente:
Gli incrementi dei prezzi ci sono stati (ma a differenza dello scorso anno non c’erano grossi aumenti in bolletta a giustificarli);
Il calo del potere d’acquisto delle famiglie ha inciso;
È calato il turismo domestico, quello degli italiani;
Va bene il turismo straniero di alta fascia, ma non possiamo fare solo turismo 5 stelle.
Alla domanda posta alla presidente di Federturismo Confindustria: «I prezzi potranno mai calare o il prezzo nominale resterà fermo, e se ci sono problemi si faranno offerte?» La presidente Lalli risponde: «la seconda».
CHE DIREZIONE PER GLI AFFITTI
È la notizia dell’estate, quella che potrebbe avere l’impatto maggiore.
NY contro gli affitti brevi. Gli affitti inferiori a 30 giorni sono considerati illegali a New York. Inoltre, secondo la nuova legge, gli host non possono più affittare interi appartamenti, anzi devono risiedere al loro interno.
Qual è il motivo. Lo spirito di questa legge punta a liberare migliaia di appartamenti occupati dagli host di Airbnb e altre piattaforme (ormai l’affitto medio in città è di 5.588 dollari al mese).
Airbnb si oppone, ma le va male. La giudice statale Arlene Bluth ha respinto due cause, una fatta da Airbnb e l’altra da alcuni host, affermando che: «la stretta ha perfettamente senso e risponde a un problema fondamentale, ossia la proliferazione incontrollata degli affitti brevi».
Perché è interessante? Una città non rappresenta il mondo, ma se la città è New York può avviare una tendenza.
È un nodo complesso: da un lato chi possiede una casa sente il diritto di poterne disporre come vuole, dall’altro, se c’è un impatto sulla società deve essere affrontato.
Un punto da non sottovalutare è che ormai non viene percepita come una mera vicenda economica, ma qualcosa che tocca le corde sociali.
E da noi? Il Ministero del turismo ha rilasciato la nuova bozza per normare gli affitti brevi in Italia.
Ecco le limitazioni per i proprietari indicate nella bozza:
Stanze affittate per un minimo di due notti (al momento solo nei centri storici delle città metropolitane);
Registrarsi come imprenditori se si destinano più di due propri appartamenti alle locazioni brevi;
Le case dovranno rispettare gli stessi requisiti sanitari e di sicurezza degli hotel;
Ogni appartamento dovrà esporre un codice identificativo nazionale unico (sugli annunci online e sui campanelli).
Cosa non c’è più nella nuova versione. Nell’ultima bozza si parlava di «rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento»; inoltre c’erano dei riferimenti all’overtourism. Queste definizioni sono state tolte.
Non sono cose di poco conto, potrebbero indicare la volontà del Ministero di non puntare il dito sulla categoria degli host.
Chi è contento e chi no. Nessuno, pare. Da un lato Federalberghi dice che è stato fatto poco; il sindaco di Firenze, parla di timido passo; ma è ovviamente L’Aigab, l’associazione italiana gestori di affitti brevi, la più agitata!
Al di là delle lamentele fatte da ogni categoria, così com’è adesso, la proposta pende a favore del settore alberghiero.
CATTIVE ABITUDINI
Ovvero quando il concetto di massimizzazione del profitto passa al lato oscuro.
Contro i costi nascosti. C’è stata una lettera aperta contro le junk fee, gli aumenti tariffari nascosti qua e là all’interno del processo d’acquisto. Skift sottolinea che è diventato un tema sentito e mainstream e che l’amministrazione Biden l’ha individuato come un problema per i consumatori.
Di chi si parla. Oltre ai casi più noti, le compagnie aeree, oggi si punta il dito sui resort, che un po’ troppo spesso ricorrono a questa pratica.
Qualcosa ma non tutto. A quanto pare Hyatt ha iniziato a muoversi in tal senso, così come hanno fatto Marriott e MGM Resort. Nonostante questa mossa, però, il capitolo non è ancora chiuso.
Perché è interessante? Le junk fee sono un emblema della cupidigia aziendale (la corporate greed). La cosa più fastidiosa è che spesso sono compagnie che inneggiano inclusività e sostenibilità.
Una testata importante come Skift appoggia la battaglia e vedremo, almeno negli Usa, dove porterà.
SPUNTI FINALI
Ovvero notizie passate velocemente, ma che potrebbero rappresentare qualcosa di più.
I Camper e la Norvegia. Ci sono diverse persone indispettite per l’aumento dei bobil (camper in norvegese). Starebbero intasando strade, aree panoramiche e parcheggi. E nelle incontaminate isole Lofoten, pare siano ancora più arrabbiati per la congestione causata.
Perché è interessante? Non esiste la perfezione, anche quei segmenti spesso associati al turismo sostenibile possono creare scompiglio se non c’è gestione e preparazione. Concetto che troppo spesso diamo per scontato.
Zoom richiama a lavorare in sede. Sembra il paradosso per eccellenza, eppure la società sinonimo di videochiamata (o call come mi ostino a non volerla pronunciare), ha richiamato i dipendenti a lavorare in ufficio.
Perché è interessante? Il richiamo negli uffici appare il trend generalizzato, lo smart working non sparirà, ma sembra ne uscirà ridimensionato e questo potrà ridurre di molto anche il fenomeno dei nomadi digitali.
Selezione all’ingresso. A Barcellona è accaduto che delle persone che volevano mangiare da sole al ristorante siano state respinte dai camerieri, a quanto sembra per far sedere coppie di turisti o gruppi, e guadagnare di più. La cosa non piace ai residenti della città.
E aggiungo, forse non piace anche a chi fa solo travel. L’aspetto critico è che si tratta di un comportamento che può portare le persone a sviluppare una percezione negativa del turismo nella loro città.
Ed è tutto.
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