21 Gr di Turismo: Ancora un po'
📖 Autenticità (2° round); chiusura e storia dello Sheraton Diana; qualche notizia in breve.
Ciao, sono Emilio De Risi e questa è 21 Grammi di Turismo.
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In questo numero: ancora un po’ sull’autenticità; qualche notizia in breve; un pezzo di storia del turismo che se ne va.
ANCORA UN PO’
Ovvero un secondo round sull’autenticità.
Alcune persone mi hanno chiesto se scrivendo che l’autenticità è la terra promessa del turismo, fossi ironico. Un po’ sì, perché temo possa diventare il nuovo feticcio del turismo.
Provo a spiegarmi.
Vivo a Milano da molti anni e appena arrivato ho fatto il turista: ho visitato la città.
Con il tempo ho conosciuto dei nativi milanesi e con sorpresa ho scoperto che molti di loro, anche di buona famiglia, non erano mai stati in posti come la Pinacoteca di Brera. L’essenza della loro milanesità era l’aperitivo e andare fuori città nel fine settimana.
Quindi possiamo sintetizzare che a Milano fare l’aperitivo è autentico invece visitare un museo, no?
Scendiamo qualche centinaio di chilometri.
Il proprietario del negozio di dischi di Napoli di cui ho scritto nel numero scorso, dice dispiaciuto che tutti gli chiedono del murales di Maradona, ma nessuno del Caravaggio custodito in una chiesa vicino al suo vecchio negozio.
In base a come vediamo le cose, potremmo:
Dire che quel murales è più autentico del Caravaggio perché più vicino al popolo;
Lamentarci, tristi, delle persone che cercano solo qualcosa di instagrammabile;
Godere di entrambe le opere.
Quindi, quanto può essere mutevole e personale il concetto di autenticità?
Questa mutevolezza mi ha fatto pensare a un articolo letto di recente.
Durante una presentazione, una critica letteraria tedesca esperta in letteratura italiana, dice: «Se un tedesco guardasse oggi all’Italia senza esserci mai stato, e usando come osservatorio soltanto i libri degli ultimi anni, penserebbe sia un Paese abitato da vecchie donne con fattezze di streghe che vivono tutte in province isolate dal mondo».
Il pezzo si riferisce alla moda letteraria dell’autofiction (un genere in cui chi scrive, racconta se o i suoi ricordi in modo più o meno romanzato) e che da alcuni anni va per la maggiore. E quella italiana, spesso evoca passati remoti e di provincia.
Il concetto di autenticità turistica, mi ricorda un romanzo di autofiction: un bel giovanotto lascia la grande città dove ha studiato e torna nel suo piccolo paese, accompagnato solo dai suoi valori e dai suoi tatuaggi nuovi. E apre un caseificio dove produrrà il buon formaggio di una volta.
Mi sembra che talvolta si sovrapponga e confonda autentico con rurale. Infatti una fetta del racconto dell’autenticità fa riferimento all’enogastronomia, ai sapori di una volta, all’Italia dei piccoli paesi; spesso ammantati da un velo di antico.
Il turismo, però, vende anche il sogno. La sospensione del reale.
Ricordo un vecchio telefilm (andava in onda quando ancora non si diceva serie tv): Fantasilandia.
Un distinto general manager dai capelli brizzolati e il suo fidato vice, gestiscono un resort su un’isola dove i clienti arrivano per vivere i loro sogni.
Sullo sfondo c’è la possibilità che Fantasilandia sia magica, perché vivendo i loro sogni gli ospiti capiscono il valore delle loro vite.
Il modello di questo resort immaginario non è poi diverso da tante aziende turistiche che offrono una sospensione del reale.
Ma qualunque sia la motivazione al viaggio, oggi devi parlare di autentico; una spruzzata di autofiction.
In un articolo del Corriere, che riprendere una ricerca Skift, si dice che il 58% delle persone vogliono esperienze autentiche. Ma cosa vuol dire di preciso? Non è dato saperlo.
E quando qualcosa non è chiaro, l’esperienza insegna, si apre il gorgo e arriva l’esperto a insegnarti come raggiungere l’autentica autenticità.
Ad esempio in un articolo su Forbes, un’agenzia di Pr propugna l’importanza dell’autenticità nell’odierna strategia di marketing alberghiero. E lo fa più o meno riproponendo le stesse cose che si dicevano quando era di moda parlare di lovemark.
Se autenticità significa calarsi nel flusso della vita locale, dobbiamo ricordare che quando siamo in modalità turista possiamo farlo fino a un certo punto, perché il nostro sguardo cambia.
Invece, se siamo la parte che ospita, che fa viaggiare, dobbiamo cercare di non trasformarla in un’ossessione, altrimenti sarà solo il nuovo feticcio di cui parlare alla prossima fiera.
IN BREVE
Lancia la moneta. Avanti alla fontana di Trevi, svuotata per restauro, è stata messa una vasca dove i turisti possono lanciare la loro monetina. La mossa ha diviso gli animi dei turisti.
Tagliatelle alla Squid Game. Netflix aprirà un ristorante all’interno del MGM Grand di Las Vegas, e il menù si ispirerà ad alcune famose serie tv.
Visti d’ingresso. La Cina aumenta i Paesi dai quali è possibile accedere senza visto (fino a 15 giorni). Danimarca, Islanda, Andorra, Monaco e Liechtenstein si aggiungono alla lista, portando il numero a 25.
Wellness. Terme di Saturnia ha investito mezzo milione per diventare socia di minoranza di una startup che vende servizi benessere a domicilio, che proporrà anche dei trattamenti con i loro prodotti.
SHERATON DIANA MAJESTIC
Un pezzo di storia del turismo che se ne va.
Chiude lo Sheraton Diana Majestic Milano. Ci sono cose nella vita che pensi non cambieranno mai, delle certezze, come il marchio Sheraton sul palazzo liberty del Kursaal Diana. E invece, la proprietà ha deciso di non rinnovare la gestione a Marriott International.
Un albergo e la sua storia. All’inizio, a metà Ottocento, erano i bagni Kursaal Diana, un posto di svago tra piscina, sale biliardo e una caffetteria circondata da pioppi e salici. Poi, nel 1908, divenne hotel dell’alta borghesia. Qui è stato fondato il Football Club Internazionale (l’Inter), ma ci sono stati anche episodi scuri: nel 1921 un attentato dinamitardo provocò 21 morti.
L’aperitivo. Molto più di recente, ma questo interessa di più le persone addette ai lavori, il Diana (da pronunciare con un tono di amichevole confidenza) più di altri in Italia, ha sdoganato l’aperitivo in albergo.
Oggi. Questa è la storia, oggi la cosa più preoccupante è che alla chiusura 50 persone saranno senza lavoro e spero che Marriott sappia riproteggerle, come farebbe con 50 ospiti in overbooking.
Altrimenti cosa sei a fare il gruppo alberghiero più grande al mondo?
Ed è tutto.
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bravo Emilio, articolo davvero toccante!
L'autenticità quando si è turisti è un'illusione, ma non una chimera.