Ciao, 21 Grammi di Turismo è tornata.
Riparto con un’intervista fatta durante le vacanze. Non esistono solo ceo, manager o decision maker: ci sono belle storie di persone che fanno il turismo.
Giovedì prossimo scriverò un punto sulle notizie più interessanti dell’estate, ma adesso eccoti la storia di una guida italiana a Berlino.
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Ho trascorso un po’ di giorni a Berlino dove ho partecipato a un tour emozionante: Berlin Unterwelten.
Un percorso sotterraneo in una vecchia stazione della metropolitana, poi, nella seconda parte, in un’antica birreria.
Un format ben studiato e con un racconto avvincente sulle fughe dall’Est all’Ovest di Berlino. Sfruttando la metropolitana, le fogne o scavando tunnel. Storie incredibili di persone comuni.
A condurre il gruppo c’è una guida italiana: Alessandra Battelli.
Gestisce il tour in modo impeccabile e mi chiedo quale sia la sua storia.
Alla fine delle due ore le propongo un’intervista, così ci fermiamo in una caffetteria in Bernauer strasse.
Ha lo sguardo di chi pensa veloce, un piccolo orecchino a forma di cerchio che le fora una narice e i capelli che scendono ai lati del berretto con la visiera. Sorride. Mentre parla mi dico che la sua voce mi ricorda quella di Mariangela Melato.
Iniziamo!
Una guida italiana a Berlino
(D.) Partiamo da qualcosa di personale: dove sei nata?
A Milano, nel quartiere San Siro, ma ci sono rimasta pochi anni, sono cresciuta tra diverse città della Lombardia.
(D.) E come sei arrivata in Germania?
La prima volta è stata a novembre del 1989, pochi giorni prima che il muro cadesse. Vivere quel momento dall’interno è stato un po’ spiazzante, non si parlava in modo chiaro di cosa stesse accadendo. Poi mi sono trasferita definitivamente alla fine del 1990.
(D.) Perché questa scelta?
Semplice: mi ero innamorata di un ragazzo tedesco conosciuto in Italia.
(D.) In un certo senso hai ribaltato il cliché della ragazza tedesca che si innamora dell’italiano.
Beh, sì, potremmo dire così.
(D.) Veniamo alla tua formazione e a come hai iniziato a lavorare nel turismo.
Una volta a Berlino, ho iniziato quasi subito a studiare per laurearmi in storia dell’arte. In quegli anni la Germania non era così attrattiva per gli italiani, perciò ho iniziato a lavorare come accompagnatrice turistica per dei gruppi di tedeschi in viaggio in Italia.
(D.) Che tipo di viaggi?
Soprattutto viaggi attivi per una clientela giovane. Accompagnavo anche gruppi in bicicletta, soprattutto tour tra la Toscana e l’Umbria.
In quegli anni pur essendo residente a Berlino trascorrevo una lunga stagione in Italia.
(D.) E quando il passaggio da accompagnatrice a guida?
Ho iniziato a fare la guida tra il 1996 e 1997. È stata una necessità, volevo un lavoro che fosse più stabile a Berlino.
All’inizio gestivo dei tour che potremmo definire generici, poi ho iniziato a specializzarmi su quella che è diventata la mia passione: la storia della città.
Si lavorava bene, certo, ma ancora non c’era una vera e propria esplosione del turismo.
(D.) Quando c’è stato il cambio di passo per il turismo tedesco?
Dopo i mondiali di calcio del 2006, l’interesse per Berlino e la Germania sono aumentati molto. E questo anche da parte dell’Italia.
(D.) Dimmi, come si diventa una guida turistica in Germania?
Dipende da regione a regione, ad esempio il Land della Baviera rilascia un patentino. Qui a Berlino, invece, ci sono associazioni private come la Berlin Guide e.V. che ti riconoscono, ma questo non impedisce ad altri di poter svolgere delle guide.
(D.) E come vivi la concorrenza, ad esempio, dei free walking tour?
Un po’ come concorrenza scorretta, ma capisco che tutti devono mangiare. Alla fine dei conti è un mercato, e io punto sulla qualità. Però non voglio generalizzare: alcune persone che ho conosciuto e lavorano in questi circuiti sono preparate.
(D.) Una cosa che ti piace particolarmente della loro organizzazione?
Sono davvero abili a pubblicizzarsi e a farsi conoscere.
(D.) Lavori con le piattaforme online tipo GetYourGuide o Viator?
Assolutamente no. Chiedono commissioni anche del 25%, secondo me per una guida è poco sostenibile. Preferisco lavorare con i contatti che mi sono guadagnata e sudata nel corso degli anni.
(D.) Prima mi parlavi di maggior qualità: cosa rende qualitativo il lavoro di una guida?
Posso parlare per me, ma penso sia fondamentale approfondire dei temi, formarsi partecipando a convegni, leggere documentazioni.
(D.) Com’è cambiato il mestiere della guida turistica?
Il covid ha dato la cosiddetta botta. Prima mi sembrava fosse un po’ degenerato. Grandi masse a riempire ogni cosa, magari con scarso interesse. Adesso noto che c’è più attenzione, forse anche il costo della vita più alto ha inciso.
Ci sono meno mega gruppi. In termini di lavoro c’è meno quantità, ma senza dubbio è più qualitativo.
(D.) E dal punto di vista organizzativo, i tour stanno cambiando? Penso proprio a Berlin Unterwelten che è insieme un tour e qualcosa di interattivo.
No, secondo me non ci sono particolari cambiamenti perché un tour in città e uno come unterwelten non sono paragonabili. Questo è un tour pensato e progettato, alle spalle c’è un’organizzazione molto attenta a non raccontare mai storie scorrette.
(D.) Da quanto lavori per Berlin Unterwelten?
Dal 2019. Lavoro con loro come dipendente, ma in modo molto flessibile assicurando le mie 20 ore settimanali.
(D.) E hai qualcosa da dirmi, magari un piccolo aneddoto sul processo di selezione?
Beh, sì. Alla fine dell’iter di formazione e approfondimento fai una prova sul campo: guidi un tour con un gruppo di tuoi conoscenti, così possono osservare come ti comporti e cosa racconti!
(D.) Interessante, un test finale molto efficace.
Sì, certo!
(D.) Per il resto del tempo lavori come freelance?
Sì, grazie alla mia rete di contatti conduco dei tour sia per individuali sia per piccoli gruppi.
(D.) Ti dico il mio mix ideale di competenze per una guida turistica: alla base la conoscenza; poi saper parlare e coinvolgere; infine la capacità di gestire caratteri diversi. Cosa ne pensi?
Sono assolutamente d’accordo.
(D.) Mi hai raccontato dell’importanza dell’aggiornamento, del parlare e coinvolgere cosa mi dici?
Sai, molte guide non se ne accorgono e sono terribili, tra noi colleghi usiamo un soprannome: i filosofi.
La guida non deve mai pensare «ma quante cose so». Le persone vogliono essere anche intrattenute, se entri in questo spirito farai una bella guida.
Se hai un professore universitario che ti fa una domanda molto specifica, allora rispondi approfondendo. Devi pensare in funzione del turismo.
(D.) Parliamo della capacità di gestire caratteri diversi, con il cliente saputello come fai?
Nota. Alessandra ride.
In genere sono persone che si sopravvalutano. Penso che la cosa migliore sia dargli l’idea che hanno trovato la soluzione, non devi mai entrare in una dinamica di scontro.
(D.) Diciamo che sei molto rotonda nel modo di gestirli.
Sì, esatto.
(D.) Per salutarci vuoi dirmi la differenza tra clienti italiani e tedeschi? Cosa cambia?
È l’atteggiamento verso di me.
Può sembrare strano, ma quando parlo con i tedeschi sono apprezzata di più, forse perché riconoscono che una non tedesca sia competente e così appassionata della loro storia.
E per oggi è tutto.
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